Le Diversità provocano paure, sono imprevedibili, fuori dagli schemi.

Anche se è di uso comune nel dire “gli stranieri sono diversi da noi, li senti parlare e non capisci nulla, stanno sempre tra loro e noi, non siamo tranquilli, abbiamo paura, perdiamo le nostre tradizioni, la nostra cultura”.

Dico che il disaccordo è totale,seppur capiso alcune di queste paure.

Chi di voi non è stato migrante? Credo un pò tutti, chi per lavoro, studio o vacanze …
Non potete negare, la fatica a lasciare la terra per realizzarsi o per altro, il trovare da una parte accoglienza e generosità, da altri le chiusure, ed i rifiuti, che sensa dubbio, almeno la sottoscritta, da una parte a segnato, dall’altra ha aiutato a mettermi nei panni degli altri, di quelle persone spaesate …
Non si può dire che l’incontro degli altri è il sale della vita, pensare perciò di ostacolare o espellere le diversità significa privare una società della sua stessa forza vitale, che allarga i suoi orizzonti culturali e fa guardare avanti con fiducia, senza cercare nella sicurezza, l’unico rimedio per il futuro.
Le “paure” sono altre, quelle che attraversano la nostra società, fra tutte, la fragilità del sistema, che non produce lavoro, che priva i giovani del futuro, che degrada i diritti e i privilegi e, genera ingiustizie, preoccupazioni.
La paura di sentirsi soli, paura della perdita del legame sociale, del senso di comunità, quella stessa paura che invade una società frantumata, deteriorata a causa della logica del profitto, quella che ci fa percepire gli altri come avversari, in competizione con noi.
Paura che nasce dalla mancanza di curiosità culturale, dall’analfabetismo di ritorno, dall’incapacità, o dalla difficoltà di capire i cambiamenti; la paura che apre lo spazio alla superstizione, a forme di condizionamento e di potere.
Paura di un sistema che non protegge più le persone, che distrugge il lavoro o, lo degrada a prestazioni occasionali e indegnamente retribuite, che alimenta le disuguaglianze e smantella lo Stato Sociale, il Sistema di Servizi e, di garanzie che ha consentito lo sviluppo e la tenuta delle democrazie.
Perciò, la causa di tutto, non sono i migranti, gli stranieri, prendersela con chi non centra nulla, non fa altro che aggravare il problema.
L’inversione di tendenza, quando i figli hanno cominciato a stare peggio dei padri, non nascondiamo che è cominciata alla fine degli anni 80, quindi, ben prima che in Italia si affacciasse l’immigrazione.
La ragione della crisi sta nell’affermarsi a livello politico Globale, dell’idea che il mondo attuale è non solo il migliore, ma l’unico possibile, che si riassume in un unico slogan: << è l’economia, bellezza!>>
Oggi più che mai è urgente una bonifica delle parole:troppa retorica, troppa demagogia, troppo spaccio di illusioni; dimenticando che le parole, dovrebbero essere la via di accesso alla verità, non lo strumento per manipolarla.
La parte giusta, non è un luogo dove stare è un’orizzonte da raggiungere Insieme, nella chiarezza, nel rispetto delle persone e non mostrando i muscoli e accanendosi contro le fragilità degli altri.